venerdì 27 febbraio 2009

Botticelle romane in pensione.

“Scendere dalla carrozzella per salire sulla Balilla d´epoca.
Potrebbe essere questa l´ultima novità sul fronte delle "botticelle", «quell’anacronistica istituzione che va abolita»” ….(da espresso.repubblica.it)


Per quanto mi riguarda, non sono mai andata in “carrozzella” e non ne vedo la necessità… ma, i turisti, potranno rinunciare alle “romantiche” passeggiate romane in calesse?


E voi, cosa ne pensate?

Le foto sono state scattate in Luglio del 2008.

In video, un grande, sempre attuale "Aldo Fabrizi cocchiere"...




Aggiornamento del 5 Marzo: la cara amica blogger Gatadaplar, mi segnala un articolo che annuncia la definizione della questione, seppur in via sperimentale.

Anna righeblu ideeweekend

martedì 17 febbraio 2009

Buca di San Francesco – Arezzo

Si trova in Via di San Francesco, vicino all’omonima chiesa.
I locali del ristorante, molto particolari, sono stati ricavati dalle cantine di un antico palazzo del 1300, e ne conservano le volte e il pavimento, formato da lastroni originari d’epoca etrusco-romana.
Le pareti affrescate, invece, sono di fattura recente e risalgono al 1929-30, anni in cui i locali furono ristrutturati.
Dopo una mattinata trascorsa tra le opere d’arte aretine, per rimanere in tema, questo è il posto più adatto per rilassarsi e continuare a godere delle delizie toscane.
Il ristorante (uno tra i Locali Storici d'Italia) offre una serie di piatti dell’antica cucina aretina e altre ricette tipiche della buona cucina toscana.

Piuttosto che pranzare in piedi o velocemente, abbiamo deciso di provare il locale per un pasto non impegnativo.
Poi però, incuriositi dalla “Godenda degustazione”, comprendente tre proposte a tema: Degustazione del frate, Degustazione dell’Abate e Degustazione del Priore, abbiamo scelto quest’ultima, con una serie di piatti toscani semplici: crostini casalinghi, pappardelle fatte in casa, salsicce in umido e stufatino di manzo, contorni e biscottini con vin santo.
Il menu, pur nella sua semplicità si è rivelato davvero ottimo, e il tempo è trascorso simpaticamente, in un ambiente caldo e accogliente e con un’atmosfera piacevole e cordiale.
A chiusura del pasto, abbiamo gustato i deliziosi dolcini fatti in casa accompagnati dal vin santo. Al momento dei saluti, il proprietario ci ha donato una busta contenente degli “ex libris“.
Ho scoperto in seguito che il signor Mario De Filippis è un appassionato collezionista di queste interessanti “etichette” tanto da essere presente nel Guinnes dei Primati per i numeri e il pregio della sua collezione.

Anna righeblu ideeweekend


Itinerari e post correlati: weekend d’arte, ArezzoIl duomoLa leggenda della Vera CroceCasa VasariCamaldoliI Della Robbia in mostra ad Arezzo -

Hotel Ristorante: La Gravenna – Ristorante: Buca di San Francesco

mercoledì 11 febbraio 2009

Castello Spinola – Campo Ligure


“Vedendo che nel tuo blog hai delle belle foto, ho pensato che era il caso di inviartene una. Saluti da Genova.”
Questo il testo della mail, ricevuta da M.P. il 7 Febbraio, e corredata dalla foto, senza altra indicazione che un numero.
Non mi pare di conoscere il mittente e, comunque, ne indico soltanto le iniziali.
Senza dubbio la foto mi ha incuriosita e, dopo un’accurata ricerca in rete, ho scoperto che l’edificio ritratto è il Castello Spinola di Campo Ligure, provincia di Genova.

Dopo varie incertezze, ho deciso di farne un post, riportando solo alcune notizie essenziali, recuperate qua e là, da vari articoli presenti in rete.
Se M.P. vorrà, potrà fornirmi altre notizie per un’eventuale integrazione e aggiornamento del post.


- L’incerta origine del Castello si fa risalire al Medioevo, in un periodo di difficile datazione a causa di diversi e successivi interventi edilizi.

La fortezza, infatti, sarebbe stata più volte attaccata e danneggiata, nel corso di frequenti battaglie e assedi scaturiti da tensioni tra il comune di Genova e i marchesi Del Bosco.

In seguito, per un lungo periodo divenne proprietà degli Spinola, che la fortificarono e la abitarono fino al XVIII secolo, quando decisero di abbandonarla definitivamente, fino a lasciarla andare in rovina…


Negli anni novanta, il Castello è passato sotto la tutela del Comune che, dopo averlo acquistato, ha avviato un'attività di restauro conservativo, portando l’antico Castrum a riacquistare, nella forma, sembianze strutturali molto simili a quelle originarie. -

La foto è stata leggermente ritoccata

Anna righeblu ideeweekend

martedì 3 febbraio 2009

Burg Katz , Burg Maus

...e la bella Lorelei.

I due castelli, Gatto e Topo, si trovano lungo le romantiche rive tedesche del Reno, molto vicini tra loro, nei pressi di St. Goarshausen, nel territorio della Renania-Palatinato.
Il nome dell’uno, pur derivando da quello del suo storico proprietario, il conte di Katzenelnbogen, è stato associato all’altro, burg Maus, in ricordo delle vicende intercorse tra i due proprietari: nel secondo castello, infatti, aveva stabilito la sua dimora il vescovo di Treviri, nemico giurato del conte.

[foto di ctankcycles da Flickr]

Delle due fortezze, la prima è attualmente trasformata in albergo, mentre la seconda è un centro per l’allevamento di magnifici falchi da caccia.

Accanto ai due castelli, per chi si sposta lungo la romantica Valle del Reno, è possibile ammirare la famosa rocca della Lorelei.

[foto di Chaotic Traveller da Flickr]

Proprio alla base della rupe, il fiume forma una delle anse più temute dagli antichi naviganti, a causa delle correnti e delle rocce.
La leggenda narra che, sulla cima della rupe, una bellissima donna intonava con voce melodiosa una canzone suadente e pettinava i lunghi, lucenti capelli biondi, distraendo così i marinai e trascinandoli verso la morte.
Questa leggenda ha ispirato molti poeti; la più famosa poesia sulla Loreley è quella di Heinrich Heine “Die Lorelei”, ripresa musicalmente da F. Liszt:

Io non so che voglia dire
che son triste, così triste.
Un racconto d'altri tempi

nella mia memoria insiste.

Fresca è l'aria e l'ombra cala,
scorre il Reno quetamente;

sopra il monte raggia il sole

declinando all'occidente.


La bellissima fanciulla

sta lassù, mostra il tesoro

dei suoi splendidi gioielli,
liscia i suoi capelli d'oro.

Mentre il pettine maneggia,
canta, e il canto ha una malia

strana e forte che si effonde
con la dolce melodia.

Soffre e piange il barcaiolo,

e non sa che mal l'opprima,

più non vede scogli e rive,
fissi gli occhi ha su la cima.


Alla fine l'onda inghiotte
barcaiolo e barca...Ed ahi!

Questo ha fatto col suo canto

la fanciulla Lorelei.

Anna righeblu ideeweekend

Ps: il post è scaturito da alcuni appunti di un viaggio, lungo la Valle del Reno, nel 1995...
Le mie uniche foto possibili... :

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